Non Performing Loans: cosa sono e perché possono diventare uno strumento di politica industriale

I Non Performing Loans, ovvero i crediti deteriorati, rappresentano una vera e propria mina all'interno del sistema finanziario, ma possono al contempo rivelarsi un prezioso strumento di politica industriale grazie ai cosiddetti turnaround, i fondi che puntano su aziende da risanare.

Il mercato finanziario presenta una grande varietà di prodotti, che nella loro varietà devono cercare di rispondere ad esigenze sempre più complesse di famiglie e imprese. Esigenze che sono spesso poste dai grandi mutamenti in atto nella nostra società e che trovano risposta a volte solo parziale in un mondo attualmente ripiegato su sé stesso, anche a causa delle difficoltà ingenerate dalla crisi. Difficoltà che hanno un nome ben preciso: non performing loans, ovvero crediti non performanti. In Italia sono tristemente noti come crediti deteriorati e stanno diventando sempre più impopolari, per ovvie ragioni.

I non performing loans e le imprese

Un recente studio formulato da Duke & Kay, presentato nel corso di un convegno, ha provveduto a segmentare la montagna di crediti deteriorati (341 miliardi lordi a fine 2015), rivelando come soltanto una piccola fetta dei crediti andati a male (42 miliardi di euro lordi per l'esattezza) sarebbero stati erogati a persone fisiche.

I Non Performing Loans possono tramutarsi in uno strumento di politica industriale

La stragrande maggioranza di finanziamenti che si sono poi rivelati difficili da riscuotere riguardano invece imprese e in particolare 146 miliardi di euro aziende piccole e 88 miliardi di euro imprese con almeno 15 milioni di euro di debiti. Di questi 88 miliardi, 27 sarebbero sotto forma di sofferenze e il resto, 61, vengono catalogati come incagli e ristrutturati, andando a interessare una platea formata da 3.179 imprese italiane di medie dimensioni.

Una possibile politica industriale

Secondo alcuni osservatori, proprio su questa consistente massa di crediti potrebbe essere incardinata una vera politica industriale, tesa a rilanciare quelle aziende ancora industrialmente sane. Possiamo dire, per semplificare, che occorrerebbe trovare degli investitori, a livello mondiale, disposti a supportare tali imprese, almeno quelle medio-grandi, considerato che nessuno lo farebbe per quelle di piccole dimensioni.

I fondi di turnaround

La possibile risposta a queste aziende potrebbe arrivare in particolare dai cosiddetti fondi di «turnaround», quei soggetti che lavorano proprio sull'acquisto di crediti deteriorati riguardanti aziende di medie dimensioni, al fine di mettere in campo un'operazione tesa a convertire il credito (tutto o in parte) in azioni della società. Una volta diventati azionisti, i turnaround inseriscono nuovi manager, si dedicano alla preparazione di un piano industriale più adeguato e rilanciano l'azienda. Il fine è naturalmente quello di trarre profitto da un credito deteriorato e tramutare quella che una vera e propria zavorra gravante nei bilanci delle banche, in un asset industriale rilanciato. Una strada da non ignorare assolutamente.

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Dott. Dario Marchetti

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